Tutti i protagonisti di questa storia sono immersi in uno psicodramma collettivo che funesta e identifica Trieste: vivere nell’anno 1912. C’è chi desidera un’unione mistica con il passato, chi non è capace di affrontare il futuro, tutti lottano, nessuno demorde.
Trieste è una città con una profonda vocazione musicale e ancora oggi i rituali e la socialità sono scanditi da una forte sensibilità verso il passato, retaggio della cultura asburgica mitteleuropea: una civiltà musicale. Al contempo è la città dove è nata la psicanalisi in Italia con Weiss, allievo di Freud, e che ha prodotto una grande letteratura con Joyce, Svevo e altri che hanno concepito le loro opere in termini musicali con continui riferimenti e citazioni.
Il senso di appartenenza tipico di Trieste non è dato dall’aver posseduto un impero o conquistato popoli, piuttosto da un modo d’essere, da una nostalgia di cose prossime passate, da un modo di vivere legato ad un certo costume, alla musica, alla letteratura e alla psicologia.
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